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Il Carnevale fa il suo ingresso ufficiale con
la trasuta du nannu tra il festoso
lancio di coriandoli, di stelle filanti e i
lazzi e le risate delle maschere che accorrono
in gran numero per accoglierlo nel modo più
caloroso e rumoroso.
Si tratta di un vecchio fantoccio, imbottito di
paglia, un personaggio bassino, allegro, abbigliato
da stimato notabile.
La domenica segna il suo
arrivo e una grande folla festante si raccoglie
al alla stazione per applaudirlo con felicità.
Viene portato in giro tra le grida delle
maschere che lo accompagnano mentre nelle case
e per le strade imperversano suoni, balli ei luci.
La sera del martedì grasso viene bruciato
come una specie di vittima designata che morendo
purifica la comunità per intraprendere un nuovo anno sotto diversi
auspici: muore colui che aveva lanciato coriandoli
e confetti come simboli di abbondanza e che aveva
invitato tutti al ballo come forma di liberazione.
Le concitate sequenze finali del carnevale, quelle
del rogo nel quale si fa bruciare il povero
pupazzo, sono precedute dalla solenne lettura
del testamento del Nannu.
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